mercoledì 28 ottobre 2020

#STEP 9 - I profeti del radar

I primo ad intuirne l'inestimabile valore sia tecnologico e storico fu l'italiano Guglielmo Marconi nel 1985. Collegandosi agli studi del collega H.R. Herz e sotto consiglio di Nicola Tesla, Marconi sostiene che sia possibile rivelare oggetti metallico-conduttori attraverso l'utilizzo delle onde elettromagnetiche. A causa di poca credibilità e mancanza di fondi per procedere nelle ricerche nel 1903 il tedesco Christian Hulsmeyer ottiene il brevetto da parte della sua nazione per un dispositivo rilevatore di ostacoli utilizzante un'onda radio continua (DE165546). L'uso di questo strumento al momento è però confinato alla navigazione marittima. 

Nel 1922 Marconi ritenta sostenendo un importantissimo discorso presso l'Institute of Radio Engineers (U.S.A) e, precisamente undici anni dopo, propone il progetto ad un gruppo di militari italiani con l'ottica di un utilizzo militare allegando la dimostrazione di poter rilevare le onde elettromagnetiche riflesse da oggetti in movimento. L'anno successivo viene presentato da Ugo Tiberio un rapporto alle autorità militari, nel quale è ricavata per la prima volta l'equazione del radar nello spazio libero e con il quale si chiedono finanziamenti per lo sviluppo del radar. Finanziamento che non arriva e che permette a numerose altre nazione, proprio negli anni imminenti alla seconda guerra mondiale, come America, Francia, Olanda, Giappone, Russia e non ultima l'Inghilterra di sviluppare questa tecnologia come difesa contro attacchi aerei e marittimi.

 Gli Stati Uniti furono i primi a studiare e mettere a punto apparati radar. Come già detto, intorno al 1930 si hanno le prime rivelazioni accidentali di oggetti metallici (aerei) che stimolarono l'ulteriore ricerca in questo campo. L'ente che si è praticamente sobbarcato l'onere finanziario di questa prima fase è stato il Naval Research Laboratory: non essendoci una stimolazione immediata, gli studi sono proceduti a rilento. Il primo apparato è attribuibile agli scienziati A.H.Tylor, L.C.Young ai quali venne concesso il primo brevetto (US1981884).

È da osservare che questo apparato, come del resto quelli di tutti gli altri paesi, era del tipo ad onda continua; questo fatto era dovuto soprattutto alle difficoltà pratiche incontrate nella realizzazione di radar ad impulsi. I primi apparati ad impulsi sono del 1936, con frequenza di funzionamento di 28,3 MHz e durata di impulso . La portata, che inizialmente era soltanto di 2,5 miglia venne portata in pochi mesi a 25 miglia. Un nuovo stimolo allo studio di questi radar si ebbe con lo sviluppo di tubi capaci di fornire potenze elevate: si deve comunque arrivare al 1941 per avere una installazione di una serie di radar ad impulsi sulle unità maggiori della U.S.Navy.


Gli altri paesi nei quali si svilupparono studi e ricerche sulla realizzazione di apparati radar sono l'Italia (su cui riferiremo nel prossimo paragrafo) l'Inghilterra, la Germania. Va detto che anche in Francia iniziarono studi indipendenti, ma furono interrotti quasi subito a causa di rovesci subiti agli inizi della seconda guerra mondiale. I tedeschi arrivarono alla costruzione durante la guerra di ottimi apparati, che però non svolsero la funzione determinante dei radar americani ed inglesi, probabilmente a causa di valutazioni diverse (ed errate) dello Stato Maggiore tedesco sullo sviluppo futuro della guerra.


Per quanto riguarda l'Italia, quando nel 1941, dopo la sconfitta del 28/29 marzo nelle acque del Peloponneso, nota come la disfatta di capo Matapan, la squadra navale della Regia Marina italiana è stata sconfitta dagli inglesi, la ricerca  finalmente trova i fondi necessari per realizzare i primi radar italiani, denominati Gufo e Folaga.

Possiamo quindi concludere che, a partire dalle profetiche parole di G. Marconi nel 1922, si è aspettato almeno un decennio prima che fossero affrontati in modo sistematico studi per realizzare l'apparato da lui descritto, e almeno 15 anni prima che tali apparati funzionassero in modo soddisfacente.


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